Case in vendita a Trastevere

Fantasmi, street art, intrighi politici, papi, cinema, architettura e la potenza inesorabile della natura: c’è tutto questo nella storia di Ponte Sisto.

Case in vendita a Trastevere, accanto al Centro Storico. Il ponte, infatti, congiunge il rione Regola, dove si snoda l’elegante via Giulia, a Trastevere. Sono migliaia i romani e i turisti che, ogni giorno, lo attraversano, spesso diretti alla movida trasteverina, che la notte accende il quartiere.

 

Da qui, tra pittori e musicisti di strada, si ha una vista magnifica su “er fiume”, il cupolone di San Pietro sbuca oltre le verdi anse acquatiche e gli alberi lungo gli argini creano ricami suggestivi. Uno spettacolo per gli occhi e, a saperne qualcosa in più, anche un luogo ricco di interesse.

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Qualche nota tecnica? Il ponte è ad arco, in pietra e misura 108 metri di lunghezza e 11 di larghezza. E’ composto da quattro arcate e, al centro, ha un oblò che viene detto “occhialone”. Questa apertura rotonda ha una funzione precisa: serve infatti a far calare la pressione dell’acqua in caso di piena. E i romani sanno bene che, se il Tevere si gonfia, arrivando all’altezza dell’occhialone, significa pericolo.

Fu costruito per papa Sisto IV, dal quale prese il nome, in occasione del Giubileo del 1475, ma sulle rovine dell’Aurelio, un antico ponte romano che si fa risalire al 215 dopo Cristo. Pare che, all’epoca (siamo sotto l’imperatore Marco Aurelio Severo Antonino), proprio da qui venissero brutalmente buttati in acqua i martiri cristiani. Addirittura, i ritrovamenti fanno pensare che, già nel 12 a.C., qui esistesse un ponte di legno, fatto costruire per volere di Agrippa, molto legato all’imperatore Augusto.

Nel corso dei secoli, la struttura venne restaurata più volte, perché le piene e l’ordinario scorrimento dell’acqua ne hanno provocato l’usura e, talvolta, il crollo. Nel 367, sotto l’imperatore Valentiniano, il restauro comprese la realizzazione di un arco di trionfo sulla riva sinistra, arricchito da statue di bronzo. I resti delle stesse sculture e dell’arco vennero ritrovati sul letto del Tevere alla fine del 1800 e sono oggi nel Museo Nazionale Romano.

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Ponte Sisto venne anche appellato come “rotto”, dopo che crollò, a causa di una piena, nel 791. Un altro nome dato all’opera fu quello di “pons Janicularis”, essendo vicino al Gianicolo. Nel 1877, per ordine di papa Clemente VIII venne effettuato un ampliamento della struttura, con l’aggiunta di marciapiedi pensili e parapetti. La zona era commercialmente vivacissima e serviva un rafforzamento della struttura per facilitare il traffico di persone e di merci.

Comunque, la vocazione al commercio di Ponte Sisto non si è mai persa: dagli anni sessanta al nuovo millennio, era tutta una bancarella, tra libri e oggetti d’antiquariato; ai nostri giorni, ambulanti che vendono accessori e manufatti etnici, ma anche pittori che propongono i propri acquarelli. Furono poi i lavori per il Giubileo del 2000 ad eliminare le sovrastrutture dell’800 e a restituire al ponte la linea quattrocentesca.

Un tempo, qui, prima della nascita del ponte, si attraversava il fiume con un traghetto. Ogni sponda, poi, aveva la sua spiaggia: l’Arenula a sinistra e la Renella a destra.

 

Case in vendita a TrastevereOggi, Ponte Sisto è anche arte e cinema.

L’agente speciale 007 ha fatto tappa qui nel febbraio del 2015. L’inglese Daniel Craig, nei panni di James Bond, si è paracadutato da un elicottero, dando vita ad una delle scene più rocambolesche del film “Spectre”. L’atterraggio sul ponte e un successivo inseguimento di motoscafi e moto d’acqua nel Tevere hanno trasformato l’atmosfera rinascimentale del rione in adrenalina liquida.

Anche il cinema italiano si è fermato qui. Come ricorda una targa sul marciapiede, Ponte Sisto è stata la location di una scena del film “In viaggio con papà”, con Carlo Verdone e Alberto Sordi.

E, dal 21 aprile 2016, giorno in cui ricorre il natale di Roma, gli argini del Tevere tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini sono diventati essi stessi opera d’arte.

L’artista sudafricano William Kentridge ha creato “Triumphs e Laments”: un progetto lungo oltre mezzo chilometro, composto da ottanta figure alte fino a dieci metri, che rappresentano i trionfi e i lamenti dell’Urbe, dall’antichità al presente, dalla lupa che allatta Romolo e Remo all’uccisione di Pasolini.

Kentridge ha usato la tecnica della sottrazione: ha realizzato le immagini togliendo la patina scura di sporco e smog dal travertino bianco degli argini. L’opera sarà quindi visibile per circa un lustro, prima che i segni del tempo la facciano riassorbire dalla pietra.

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Ma c’è un’altra figura che, nella leggenda, aleggia da quattrocento anni su Ponte Sisto. Si tratta di Olimpia Maidalchini, donna di umili origini viterbesi che sposò in seconde nozze Pamphilio Pamphilj, fratello del cardinale Giovanni Battista Pamphili, che sarebbe poi diventato papa Innocenzo X. Detta Pimpaccia, o Papessa, era considerata l’amante dell’illustre cognato.

Viveva come una regina nel palazzo della famiglia Pamphili in piazza Navona. Quando il papa morì, pensando che, a quel punto, non avrebbe più avuto protezione e che avrebbe perso tutto, Olimpia riempì velocemente due grandi casse con tutto l’oro che riuscì a trovare e scappò, di notte, attraversando Ponte Sisto su una carrozza in corsa, per raggiungere un’altra villa di famiglia appena fuori città.

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Si dice quindi che, da allora, ogni notte, il fantasma della Pimpaccia rifaccia lo stesso percorso, sempre trafelata e stretta ai propri ori. Chissà cosa pensa, donna Olimpia, quando oggi attraversa il ponte e vede i murales di Kentridge, ascolta il jazz dei buskers, incontra i festaioli di piazza Trilussa. Avrà il tempo per lo stupore, per l’ammirazione, per l’invidia?

 

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In via Giulia 145, Palazzo Ricci