Via Giulia
Quella di Roma e dei romani per l’acqua e in particolare per la fontana come manufatto è una vera e propria passione.
Infatti, la storia stessa della città si sviluppa lungo il fiume Tevere e a ridosso delle numerose sorgenti.
Per non parlare degli acquedotti (che resero celebre ovunque le straordinarie capacità ingegneristiche dei discendenti di Romolo) e delle terme, simbolo dell’utilità – anche sociale e politica – dell’otium e concretizzazione della locuzione di Giovenale secondo la quale “mens sana in corpore sano”.
Si sa, la fontana è uno dei simboli stessi della Città eterna.
Pensate che ne sono state costruite più di duemila, presenti tuttora tra le strade e le piazze romane.
Addirittura, l’acqua del Tevere veniva fatta riposare in enormi contenitori e il papa la portava con sè persino durante le trasferte fuori Roma.
Anche Via Giulia, la strada più bella di Roma, ha le sue fontane e la più famosa è, senz’altro, la fontana chiamata “del mascherone”.
Fu la Congregazione sopra le fonti a decidere che anche via Giulia avrebbe avuto il proprio “rubinetto”, per così dire.
Inizialmente, si pensò di alimentare la fontana con l’acqua Vergine. Invece, i piani cambiarono e bisognò aspettare che venisse canalizzata l’acqua della sorgente Paola, cosa che avvenne nel 1612.
La fontana venne allora appoggiata al muro che funge da separazione tra il Lungotevere e via Giulia, quasi di fronte al retro di Palazzo Farnese.
La stessa famiglia Farnese, che abitava il palazzo antistante, pagò le spese per la costruzione della fontana. L’opera venne progettata dall’architetto Girolamo Rainaldi, che fu anche autore delle due fontane, identiche fra loro, che tuttora si trovano in piazza Farnese, ai due lati dell’edificio che oggi ospita l’ambasciata di Francia.
Inizialmente, la fontana era in parte pubblica ed in parte privata. Si adottò questa soluzione come contraccambio per l’importante quantità d’acqua Paola della quale papa Gregorio XVI fece dono, nel 1621, a Palazzo Farnese. Una curiosità: il giglio che anche oggi è posto in cima alla fontana, è che è il simbolo araldico della famiglia Farnese, era originariamente in travertino e solo nell’Ottocento fu sostituito con uno in ferro.
In principio, l’opera fu situata nel punto centrale di uno spiazzo dove, nel 1660, c’era un teatro all’aperto. Soltanto alla fine dell’Ottocento, infatti, venne costruito il muro al quale oggi la fontana è poggiata.
Lo stato di conservazione della fontana, però, è oggi tutt’altro che buono, tanto che la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ha previsto un intervento di restauro da ottantamila euro.
Fessurazioni, stuccature rovinate, incrostazioni, croste scure, macchie da ossidazione, patine biologiche. Una lista lunga e grave. Sono stati perciò preventivati, tra gli altri, un trattamento biocida, l’impermeabilizzazione della vasca, la revisione dell’impianto idrico e di illuminazione, la rimozione delle incrostazioni, un consolidamento, la stuccatura delle fessurazioni.
Dalla gola del grande mascherone, però, nei secoli, non è uscita solo acqua. Si racconta infatti che, grazie alla generosità dei Farnese e durante alcune feste particolari, uscisse dalla fontana anche del vino.
Nel 1720, per celebrare l’elezione del nuovo Gran Maestro di Malta, il nobile Zondadari, si fece una grande festa. Via Giulia venne arricchita di addobbi e vi sfilarono i maggiori esponenti della nobiltà romana, splendidi in carrozze lussuose e abbigliamento sfarzoso. E, dal crepuscolo fino alle quattro del mattino seguente, la bocca del mascherone versò vino prelibato.
Class & Country Homes, dal 1958 Immobili di Prestigio.
In via Giulia 145, Palazzo Ricci

