Van Gogh Alive

Ancora pochi giorni (fino al 27 marzo prossimo) per non farvi scappare la mostra multimediale Van Gogh Alive – The Experience, la più visitata al mondo.

L’indirizzo è quello del Palazzo degli Esami a Trastevere e, per orari e altri dettagli tecnici, vi rimandiamo al sito http://www.vangoghroma.it/

 

Roma è soltanto l’ultima tappa di un tour mondiale cominciato 15 anni fa che, in Italia, aveva già toccato Firenze, Milano e Torino. Ovunque, enorme successo di pubblico, per un totale di milioni di visitatori; nella Capitale sono stati venduti finora 18mila biglietti.

 

L’evento è a cura di Ninetynine e Grande Exhibitions.

Pareti, soffitti e pavimenti dello spazio espositivo scelto si trasformano in tele gigantesche, dove vengono proiettate le immagini di oltre tremila dipinti del pittore olandese Vincent Van Gogh.

 

La sensazione di essere dentro le opere (che super proiettori fanno apparire, poi scivolare da una locazione all’altra ed infine scomparire, lasciando posto ad altre) è resa ancora più suggestiva dall’ambiente buio e, soprattutto, dalla presenza, invadente ma assolutamente appropriata, della musica, proveniente da un sofisticato impianto di amplificazione.

 

Per gli amanti della tecnologia, scendiamo nei dettagli. Van Gogh Alive – The Experience utilizza la tecnologia SENSORY4™, che sincronizza cinquanta proiettori ad alta definizione, una grafica multi canale e un suono surround. L’insieme crea un ambiente multi-screen coinvolgente ed ipnotico.

 

 

A completare la suggestione, la musica potente ed immortale di Vivaldi, Handel, Schubert, BachLedburyTobin, Lalo, BarberSatie, GodardChabrier, Saint-Saëns.

 

Si tratta di un evento unico nel suo genere, il primo di questo tipo. Una sorta di esperimento pilota, dal quale hanno poi preso spunto – ma solo recentemente – altre due mostre, una dedicata a Klimt (a Firenze fino al 2 aprile 2017) ed una a Caravaggio (già a Roma nel 2016 e, dal 18 marzo all’1 ottobre 2017, alla Reggia di Venaria).

 

Le opere di riferimento sono quelle create da Van Gogh dal 1880 al 1890, tra Parigi, Arles, Saint-Remy e Auvers-sur-Oise. Anni nei quali il traffico parigino, con i suoi caffè dannati e le relazioni stimolanti, si avvicenda alla luce benevola e ristoratrice della Francia del Sud, fino ai giorni crudi e tormentati dell’ospedale psichiatrico.

 

Lo spettatore è avvolto da un turbinio di immagini, dipinti e fotografie, ma anche di frasi, parole scritte dallo stesso artista, in diari e lettere autografe. Si ha la percezione di penetrare davvero l’universo interiore di Van Gogh e di parteciparvi.

 

Si entra – realmente, viene da dire – in quel giallo che è sole, vita, fiori estivi, covoni di fieno, ma anche il legno di una stanza solitaria e un cielo extraterrestre, dove il giorno ha perso l’azzurro ed è tutto oro sopra gli ulivi. 

Si viene risucchiati dalle girandole aeree della notte stellata e poi specchiata nel mare. Si viene rapiti dal blu profondissimo degli iris e poi cullati dalla nebbia marroncina che vela le viole del pensiero. Si parte per un viaggio esotico, delicato eppure tagliente, immersi nel periodo giapponese, tra geishe e rami di ciliegio in fiore e ponti nella tempesta.

 

Poi, ci sono i volti. Gli uomini e le donne conosciuti o immaginati. La madre, una contadina, il postino.

E gli autoritratti, immancabili, di Van Gogh: con tutto quel carico drammatico che, seppur tra consapevolezza e tormento, sembrano non ripiegare mai nel vittimismo. Non arriva il dolore, arriva lo sforzo per capirlo, per superarlo, per andarci dentro fino in fondo.

 

Naturalmente, questa non è altro che la nostra impressione, la nostra esperienza all’interno di Van Gogh Alive.

E se le sensazioni non sono confutabili, figuriamoci quelle legate alle opere d’arte. Il gioco è questo: andate di persona, vivete la vostra Van Gogh Experience e magari, raccontatecela.

 

Nessun occhio vede lo stesso identico colore.

C’è però una nuova tecnologia che riesce a clonare le opere d’arte. Non un falso, non una copia: parliamo di clonazione. Un computer può realizzare un clone perfetto, con pennelli e colori ad olio (non una stampa, per intenderci) di un dipinto. La prova – acquistabile – è nel bookshop della mostra Van Gogh Alive di Roma: tre capolavori a grandezza naturale, tra i quali la magnifica “Notte stellata”, già incorniciati e pronti da appendere. L’intelligenza artificiale ha registrato ogni minimo particolare dell’originale, dal colore all’intensità della pennellata, dall’ombra all’incertezza di una curvatura e l’ha riprodotta.  Altro che pecora Dolly.

Un Van Gogh in salotto? Poco più di tremila euro ed è possibile.