Nel mondo dei gioielli, c’è un nome che passa di bocca in bocca, ma senza l’altisonanza chiassosa dei media. Otto lettere e più di 70 anni di storia: Volpotti 1950, bottega orafa al 37 di via di Monserrato, a Roma.
Da Marellina Agnelli alle sorelle Fendi, da Stefania Sandrelli alla principessa Gaia Moncada, da Francesco De Gregori a Carlo Verdone ai principi Torlonia, l’élite romana (e non solo) ama le creazioni di questo laboratorio artigianale. Qui, nobili e artisti, imprenditori e amanti del bello, scelgono i gioielli da indossare nel quotidiano e quelli per le occasioni importanti, certi che, in ogni caso, avranno un’opera originale, unica e interamente fatta a mano.
Il pezzo totem di Volpotti è l’anello palla, antesignano di un modello che la pubblicità su larga scala ha reso famoso. “Montatura importante e grossa pietra colorata tagliata a mano, l’anello palla è il nostro simbolo”, ci dice Francesca Mastropasqua, nipote di Elio Volpotti, fondatore e tuttora anima del negozio.
Come indossarlo? “E’ un gioiello sontuoso per la sera, pensato per sete magnifiche, pizzi elaborati e velluti ricchi. Però, portato con ironia, è perfetto anche per gli impegni di tutti i giorni. Impreziosisce un look essenziale, il candore di una camicia bianca così come la silhouette di une petite robe noire. E crea un contrasto interessante e grintoso con denim e knitwear, che piace anche ai più giovani e dà freschezza e smalto ad età più mature “.
Inoltre, questo è uno dei rarissimi laboratori orafi nei quali vengano effettuate riparazioni di gioielli antichi, anche di alta bigiotteria, come quella firmata dalla casa americana Trifari.
Una realtà orgogliosamente familiare, quella dei Volpotti. Il capostipite fu il nonno di Elio, Tito, che nacque a Iesi nel 1857 ed era orafo.
Nonno Elio si trasferì dalle Marche a Roma a diciotto anni e aprì la bottega attuale, cominciando a lavorare su quello stesso bancone di legno sul quale anche oggi lavora, letteralmente gomito a gomito, con il nipote Elio, figlio della figlia Stefania.
E se Elio senior ed Elio junior fondono, tagliano, modellano e assemblano meraviglie d’oro, d’argento e pietre preziose, Francesca si occupa delle pubbliche relazioni.
Il tutto con la supervisione di nonna Maria, trasteverina dalla bellezza altera e dal carattere gioviale. La simpatia e la cordialità sono il marchio distintivo dei Volpotti. Confezionano sogni d’oro e mantengono l’atmosfera rilassata di una panetteria.
Altro articolo di punta sono le collanine multicolor con pietre e fantasia di perle, invenzione di Stefania. Teen mood se indossate singolarmente, diventano una sinfonia allegra, un po’ boho e un po’ hippie, se portate in gruppo, cinque o dieci o più. Un insieme di forme e colori che cambia sempre, secondo le nuance preferite o richieste dal cliente e anche in base alle stagioni o alle occasioni da celebrare. Andiamo verso la primavera: in lavorazione necklace dai colori pastello.
Tra i cavalli di battaglia di Volpotti, anche altre particolarità, sempre presenti nella wishlist dei clienti.
C’è l’anello chevalier, a sigillo: il calco viene fatto utilizzando un osso di seppia. Una lavorazione antica e affascinante per un risultato di precisione che sposa la moda – mai sopita, in realtà – delle proprie iniziali ricamate o incise su abiti, monili e oggetti personali.
C’è l’anello “a toppa” con diamanti anticati: l’effetto fané è dato dall’amalgama d’argento che viene applicato sopra la base d’oro 18 carati. E’ proprio l’argento a fondersi con la pietra e a regalarle quel colore brunito che sa di storia, che confonde i contorni e suggerisce poesia. Pezzi che paiono citazioni dannunziane.
E c’è, poi, in una top five ideale, l’anello con pasta vitrea incisa e montata su modelli in stile romanico etrusco. Un omaggio al passato di Roma che, diciamolo, era quasi doveroso.
Dall’officina Volpotti, però, sono uscite anche delle bizzarrie (su commissione). Le mani sapienti dei due Elio hanno forgiato un fusillo fuori scala, tutto d’oro giallo, che sarebbe diventato un fermacarte. Per un’entomologa, orecchini formati da veri scarafaggi essiccati montati su oro rosa. Ma anche un pinocchio (non ci è dato sapere se fosse destinato ad un fan di Collodi o ad un bugiardo cronico) e uno scheletro semovibile a ciondolo (il memento mori è un tema sempreverde, nella gioielleria).
Singolare anche la scelta di una nobildonna romana di far cambiare la montatura di gioielli di famiglia, sostituendo l’oro con il ferro. Il connubio fra un diamante antico dalla caratura importante e l’opacità understatement del metallo satinato dà un risultato insolito, di un’eleganza moderna che, siamo sicuri, verrà copiata. Magari anche dai nostri lettori.